Il Grido del Sapo – Quisco, Raffaele BB Lazzara

INTRODUZIONE di Stefano Moratto

 

è troppo tardi per partire
troppo tardi per morire
siamo troppo grassi comandante
(Sergio Endrigo, Anch’io ti ricorderò)

“Guarda i continenti: spingono verso nord, vanno a finire tutti dall’altra parte. Perché si sono staccati dall’Antartide e stanno viaggiando verso il basso del pianeta, precipitano laggiù. […] Il nord disegna carte false col suo bel polo in cima, mentre è il fondo del sacco”.
Così dice l’oste della Patagonia in Tre cavalli di Erri De Luca, insegnando una rappresentazione cartografica originale e feconda. Rovesciare il mappamondo è cambiare sguardo, sparigliare l’abitudine che il vecchio continente e poi, più in generale, il Nord del pianeta si sono dati sentendosi più in alto, sopra, sempre sopra rispetto a qualcosa e a qualcuno.
Questa nuova prospettiva ci assegna non più la parte nobile, la testa, ma il ventre delle terre emerse. I continenti sono una bestia ferita al gozzo, che corre e sanguina e questo sangue scorre copioso, in mille rivoli, da Sud a Nord. E’ sangue che ci torna indietro e che inzuppa, avvelena le nostre villette a schiera, le nostre cittadine dalle strade ordinate.
Questi rivoli, questi itinerari Guido Carrara li ha toccati, avendo rovesciato il mappamondo ed essendosi arrampicato, nel suo migrare, a Sud.
A Buenos Aires aveva già visto, con Raffaele Lazzara, i fruts, i bambini, giocare a pallone assieme ai matti e agli ubriachi e a quel giocare si era unito. Dal 2003 al 2008 quel gioco è diventato un progetto di cooperazione dal basso (Progetto Snait) in un quartiere povero della periferia porteña. Laboratori di arti e mestieri rivolti ai bambini, per offrire loro visioni possibili ed uno spazio reale nel quale interagire.
Il grido del Sapo nasce da questi percorsi e da questo vissuto ed è denuncia e riflessione sui grandi temi dei diritti dell’infanzia. E’ la voce inascoltata degli ultimi, che ancora esistono e resistono ideando strategie di sopravvivenza che vanno al di là di qualsiasi nostra immaginazione.

L’antefatto è una rivoluzione. Una rivoluzione che era moto e apertura, possibilità di riscatto per un continente sfruttato e che è rimasta incompiuta, bloccata in un Freeze Time che ha confermato il governo delle risorse alla solita oligarchia. Raggelato ogni movimento, cristallizzato in un’umanità che ha perso “il gesto, il passo e il grido” ed è diventata sapo, rospo immobile, vinto.
Se ne “La nonna” di Roberto Cossa, un classico teatrale argentino, il potere divorava ogni cosa, nel lavoro di Guido e Raffaele il potere, in apparenza, distribuisce, alimenta, ingrassa. I corpi si incrementano, arricchiscono, ma nel mangiare, in quel mangiare, c’è un virus che chi comanda utilizza per rendere passive le persone e dominarle. Umanità ridotta a corpo, a massa, a cibo (in senso proprio, come si scoprirà nella lettura).
Questa situazione viene raccontata dal punto di vista di un gruppo di bambini orfani chiamati botijas (giare). Essere orfani e senza luogo, avere dietro a sé questa cesura con la generazione precedente e con il mondo dei sapos dà loro modo di aprirsi ad un nuovo destino. Si prendono uno spazio: occupano una filanda abbandonata nella città vecchia (La Spina) e ne fanno un luogo altro, libero, dove ci sono stimoli, motivazioni, ideali. Luogo reale che mostra il “non luogo” globale che lo circonda. Nella filanda c’è discussione, assemblea, c’e ricerca di un ordine e di una giustizia distinti da un mondo senza speranza, dove crescere vuol dire diventare o sapo o solduta, che è poi l’anagramma di adultos. C’è infine racconto: ci sono storie che gli occupanti si raccontano e fanno vivere, storie metropolitane e indie, sudamericane o afgane.
Se una speranza c’è, se c’è possibilità di un mondo diverso, dicono gli autori, può esserci solo a partire dai bambini, da questi bambini, capaci di guardare alle cose e di trasformarle con lo sguardo ed il gioco, come avviene a Rita, una delle protagoniste, che fa la giocoliera con due pistole fino a che si mutano in clave circensi o a Galu, diventato per magia un vortice di piume.
Ma La filanda è invisa sia alla malavita, che dello sfruttamento dei minori vive, sia al potere, che guarda con timore a questa esperienza di autonomia, di emancipazione e di esercizio del pensiero.
Riusciranno, queste esili botijas, ad evitare di essere fagocitate, inglobate nell’alternativa sapo – solduta? Riuscirà qualcuno ad innescare un nuovo moto, a far ripartire la rivoluzione congelata nel Freeze Time?
Sarà possibile, dice questa storia, solo se il Sapo saprà liberare il proprio grido, che è canto d’amore e di protesta. Ce la farà? Ce la faremo noi, Sapos di tutto questo mondo globale?

Stefano Moratto

il fumetto
SOGGETTO - Il grido del sapo

Il grido del sapo – soggetto

In un futuro che é giá presente, un continente, che fu sfruttato e sottomesso, vive una importante rivoluzione che lo accompagna verso la liberazione dalla schiavitú commerciale dell’imperialismo globale.Ma un evento insperato congela la rivoluzione riaffidando a pochi eletti il potere di governare le masse e le risorse.

La storia si svolge in una grande cittá vent’anni dopo quell’ evento, denominato Freeze Time, il congelamento della rivoluzione.
Un gruppo di bambini orfani chiamati “botijas” (giare), sfugge allo sfruttamento nei confronti dei minori ed occupa una filanda abbandonata nella cittá vecchia, “La Spina”.
E’ lì che questi botijas trovano gli stimoli e le motivazioni per alimentare ideali e speranze contrapposti al vivere comune, confidando integralmente nei principii che vanno via via affermando in assemblee estemporanee.
Nel loro ghetto si nasconde un segreto, un segreto che nessun altro possiede.
Fuori dalla filanda, ordine e controllo, forzatamente imposti da organi “competenti”, domina il panorama della città, asettico in superfice e tragicamente biologico nelle sue viscere arrugginite.
Los Sapos, cioè i Rospi, sono il 90% della popolazione. Con la loro mole ed il loro muoversi pacato brulicano per la cittá spietatamente sorvegliata dalla polizia, soldati in assetto da combattimento che per i bambini della filanda sono l’anagramma di “adultos”, cioè “solduta”.

… a Leonardo

Perchè questo libro?

Questa storia nasce da situazioni reali che ho vissuto tra il 2003 ed il 2008 nella città di Buenos Aires, dove ho lavorato come volontario ad un progetto di cooperazione dal basso chiamato Snait, in un quartiere povero della periferia.
Attraverso laboratori di arti e mestieri abbiamo avvicinato una gran quantità di bambini, molti dei quali vivono in condizioni indigenti, per offrire loro possibili visioni e realtà oggettive nelle quali confrontarsi ed interagire con lo scopo di inventare nuovi possibili mondi solidari in una socetà escludente e sicuramente poco attenta alle sorti di centinaia di migliaia di bambini, il cui futuro risulta essere davvero problematico.

Il Grido del Sapo vuole essere una denuncia ed una riflessione sui grandi temi dei diritti dell’infanzia, ed allo stesso tempo è la voce inascoltata degli ultimi.
Ma gli ultimi esistono ancora, resistono ancora, e le strategie di sopravvivenza di questa umanità alla deriva vanno oltre qualsiasi nostra immaginazione.
In questo lavoro ho provato, calcando la mano in certi aspetti, a dare libero passo alla volontà ed all’immaginazione di un gruppo di bambini orfani, custodi di un segreto, di una verità stravolgente, e a restituire loro il diritto di vivere l’infanzia fuori dalla macchina consumista e trituratrice del capitalismo neoliberale.

Guido Carrara

Il Grido del Sapo - Quisco, Raffaele BB Lazzara
PROVA
QUISCO

GUIDO CARRARA

Nasce a Rivarotta di Teor (UD) il 27 febbraio del 1963, ma vive ormai da oltre 10 anni in Argentina.

Ha suonato piano bar dal ’88 al ‘91 con il duo Vochacha.
Ha suonato nel progetto di musica tradizionale Fûrclap dal ’91 al ’93.

Ha scritto cantato e suonato canzoni con la banda Mitili FLK nei dischi “Ratatuje” (’91) e “Colôrs” (’94). Per il disco “Re-Noir “(’97) scrive due canzoni e nel il disco “Suns” (2000) appare un brano scritto con la Bande Tzingare del ’94, “il testament di sambe”.

Con la sua Bande Tzingare ha scritto e pubblicato “Necal” (2001) e “Heretica” (“2009), tutte produzioni indipendenti in lingua friulana.

Altre canzoni sue compaiono in dischi di Madrac, DLH Posse, Stefano Andreutti, Kosovni Odpadki, Strepiz.

Negli anni ’90 ha partecipato al movimento di USMIS “Rivista per una nuova cultura friulana e planetaria”.

Fa tuttora parte del collettivo poetico TRASTOLONS con il quale ha contribuito a pubblicare nel 1998 la raccolta “Tons Trastolons”, e nel 2001 il libro/cd “Tananai”.

Ha fatto il cuoco, l’ostiere e l’organizzatore di eventi nell’Osteria a “l’Aghe Clope” di San Giorgio di Nogaro (UD) dal ’96 al ’97, e nell’Agriturismo “Macadam” a Colonia Caroya (Cordoba – Argentina) dal 2003 al 2005.

Dopo aver svolto una serie di attivitá per giovani di discendenza friulana in America Latina, é stato impegnato per diversi anni (2002-2007) nel quartiere di A. Ferrari nella periferia di Buenos Aires col progetto di Cooperazione “SNAIT” rivolto ai bambini poveri ed indigenti di quel quartiere, nella parrocchia San Pablo.

É stato impegnato come insegnante in diversi progetti pedagogici sulla lingua friulana per le scuole elementari e medie in attivitá di animatore, musicista, scrittore e disegnatore per bambini con Raffaele BB Lazzara, con Lussie di Uanis e Adriano Venturini (Associazione Culturale Guido da Variano).

Negli ultimi anni si é fatto notare anche come illustratore e fumettista.

Nel 2002 viene pubblicata la prima delle tre parti del fumetto “La Fortuna”, e nel 2005 la seconda (edizioni Cormôr salvadi/Kappa vu/ il Cantîr). La terza ed ultima non é ancora stata terminata.

Nel 2010 vince il primo premio del Premi Friûl sezione fumetti con il racconto “Tubet e Pivet e la Crudel Zoiba Grassa” basato sui fatti storici della rivolta contadina in Friuli del 1511.

Nel 2013 verrá pubblicato per l’ANPI di Tricesimo-Tarcento un fumetto sulla Resistenza dal titolo “Angelina”.

Nel giugno del 2012 esce a Udine Jazz edito dalla KappaVu insieme ad Euritmica “Carmen, the land of dances”, un fumetto che accompagna l’omonimo cd della Claudio Cojaniz & The Red Devils Band, alla memoria della famosa banda partigiana Diavoli Rossi capitanata da Gelindo Citossi alias Romano il Mancino.

Sta lavorando a varie storie di prossima pubblicazione e vive con sua moglie Amalia e sua figlia Nina tra il Friuli e le Sierras Chicas della provincia di Cordoba – Argentina.

* A partire dal 2013 si trasferisce in Val Tramontina (PN) per gestire un progetto di Forno Sociale per la panificazione in valle.

Vive l’anarquie

PROVA
RAFFAELE BB LAZZARA

Raffaele BB Lazzara

Poeta friulano, spia basca e disertore.
Nato nel 1965 a Düsseldorf ha poi vissuto qua e là.
Ha pubblicato su “La Tromba”, “Panorama”, “Usmis”, “Missing”, “Pissing”, “Passing”, ecc…
E’ stato uno dei fondatori dei Trastolons – poeti senza legge per una lingua caraibica.
E’ amico di Guido di cui è spesso complice.
Ama i gatti, le biciclette e la birra.

Raffaele BB Lazzara

Raffaele BB Lazzara

Mandi Raff

Oggi piangiamo la scomparsa di un amico, un compagno, un poeta. È mancato improvvisamente e troppo presto Raffaele BB Lazzara. Militante anarchico‭ ‬fin dai primi anni Ottanta quando frequenta a Milano il circolo del‭ ‬Ponte della Ghisolfa dove stringe amicizia con Pietro Valpreda. Tornato nella regione dei suoi antenati‭ ‬– il Friuli anche se nacque a Düsseldorf‭ ‬– ha affiancato al lavoro con persone disabili un‭’‬intensa attività poetica in lingua friulana di cui è l‭’‬artista più visionario.‭ ‬Intimo di‭ ‬Federico Tavan ha animato i fermenti letterari locali più innovativi come Usmis e ha fondato i Trastolons‭ ‬– poeti senza legge per lingue caraibiche. Compagno intransigente, provocatorio e generoso. Raff,‭ ‬ci mancheranno le risate fatte insieme davanti ad un calice di vino anche durante le riunioni più tese,‭ ‬la tua poesia,‭ ‬i tuoi spunti mai scontati,‭ ‬la tua imponente umanità. Mandi Raff. I compagni e le compagne del Coordinamento Libertario Isontino APPELLO Ciao a tutti gli amici‭ (‬moltissimi‭) ‬e i parenti‭ (‬pochissimi‭) ‬di‭ ‬Raffaele. Stiamo cercando di rintracciare,‭ ‬raccogliere,‭ ‬archiviare e salvare le opere di Raffaele B B Lazzara,‭ ‬cosa che lui non ha mai fatto e‭ ‬-‭ ‬anzi-‭ ‬ha sparso per il mondo con generosità e leggerezza. Con lentezza stiamo cercando e raccogliendo manoscritti,‭ ‬stampe e file nelle case in cui ha abitato,‭ ‬ma sappiamo che molto è stato regalato,‭ ‬disseminato in poche fotocopie,‭ ‬inviato per lettera,‭ ‬scritto su un tovagliolo,‭ ‬recitato a memoria,‭ ‬e quindi disperso chissà dove.‭ Sarebbe bello ritrovarne almeno un po‭’‬. Se hai delle poesie o degli scritti o delle immagini di Raffaele puoi aiutarci a recuperare alcune sue opere,‭ ‬e creare una sorta di archivio/memoria. Che forma e destino avrà avrà questo archivio‭? Sarà un sito internet‭? ‬Sarà un pezzo di scaffale in una biblioteca‭? Sarà un‭’‬antologia‭? ‬Un‭’‬opera omnia‭? Saranno degli incontri periodici‭? Onestamente non lo sappiamo ancora,‭ ‬per il momento ci stiamo attivando per raccogliere e riordinare il materiale.‭ Che è tanto. Per contribuire puoi inviare i materiali che hai e vuoi condividere,‭ ‬in qualsiasi forma digitale,‭ ‬a Raff.BB.archivio@gmail.com Vanno‭ ‬bene testi ricevuti in digitale,‭ ‬sms,‭ ‬fotografie di manoscritti,‭ ‬di fotocopie,‭ ‬ma anche lettere,‭ ‬ricordi,‭ ‬video,‭ ‬file audio,‭ ‬fotografie. Possiamo leggere praticamente tutti i tipi di file‭ (‬sicuramente doc,‭ ‬rtf,‭ ‬txt,‭ ‬pdf,‭ ‬jpeg,‭ ‬tif,‭ ‬wav,‭ ‬aif,‭ ‬mov,‭ ‬mp3,‭ ‬avi,‭ ‬mpeg,‭ ‬mpg,‭ ‬mp4‭)‬.‭ Le mail su gmail non dovrebbero eccedere i‭ ‬20‭ ‬mb. È molto importante che i materiali siano datati,‭ ‬Raffaele firmava e datava quasi tutto quindi non dovrebbe essere difficile.‭ In caso di data incerta prova a mettere una data indicativa‭ ‬presunta‭ (‬indicandolo‭)‬.‭ ‬Per le fotografie sarebbe bello sapere anche il luogo. Diffondi pure la voce ad altri amici e conoscenti di Raff. Grazie‭ la famiglia e gli amici

fonte www.umanitanova.org

comunicato stampa 15 gennaio - da moroldo

Il Grido del Sapo è un viaggio narrativo che Guido Carrara “Quisco” e Raff BB Lazzara iniziano nel 2005 e che si conclude alla fine del 2009.
Nasce nelle polverose ed insalubri strade delle metropoli sudamericane, tra poveri, matti e bambini che giocano a pallone.
E’ lì che si manifesta ed occupa le nostre coscienze assopite quel grido che appartiene agli ultimi; poi scende fino al ventre delle terre sommerse, le terre della deriva dei continenti.
Sì, scende, perché come dice l’oste della Patagonia nel libro “Tre Cavalli” di Erri De Luca, “… il Nord disegna carte false, col suo bel polo in cima, mentre è il fondo del sacco …”.
Rovesciare il mappamondo è cambiare sguardo, sparigliare l’abitudine che il vecchio continente ed il Nord del pianeta si sono dati sentendosi più in alto, sempre sopra rispetto a qualcuno o qualcosa.
Il sangue che sgorga dai continenti del sud scorre a rivoli e ci torna indietro, inzuppando le nostre belle ville a schiera e le nostre cittadine pulite con la strade ben ordinate.
Lo scenario di questa storia è vita vissuta, esperienze reali di questi ultimi anni: nel 2002 nasce un progetto di collaborazione dal basso chiamato Snait in un quartiere povero della periferia di Buenos Aires, una metropoli da 14 milioni di abitanti.
Si tratta di laboratori di arti e mestieri rivolto ai bambini ed ai giovani che vivono situazioni di povertà ed indigenza, di violenza e di emarginazione, per offrire loro visioni altre possibili ed uno spazio reale nel quale interagire. Guido ne è uno dei fondatori ed organizzatori.
Il Grido del Sapo (sapo in lingua spagnola significa rospo) nasce da questi percorsi e da questo vissuto ,ed è denuncia e riflessione sui grandi temi dei diritti dell’infanzia. E’ la voce inascoltata degli ultimi che ancora esistono e resistono ideando strategie di sopravvivenza che vanno al di là di qualsiasi nostra immaginazione.
E’, infine, un grido di protesta sul cruciale tema delle regole che marcano il nostro tempo, che ci mostrano la contrapposizione tra il Capitalismo e la Decrescita, ignorando una volta ancora la pratica del corretto uso delle risorse collettive.
Il Potere Economico (Impero/Capitalismo) insiste nella direzione degli investimenti nell’industria bellica e nella massimazione del profitto.
Allo stesso tempo fa propaganda di modelli agroalimentari biologici e naturalisti proibitivi per le grandi masse che abitano le affollatissime metropoli del sud del mondo, trasformando progetti sociali di interesse collettivo (alimentazione, sanità, educazione) in fenomeni radical-chic per niente estendibili alla collettività nel suo complesso. Insomma, pochi si alimentano bene, si curano bene, studiano bene, ed il resto si nutre degli scarti.
I bambini protagonisti del Grido del Sapo, tutti orfani e relegati ad una esistenza da schiavi, si ribellano, rompono le catene dell’oppressione e rifiutano ogni contatto con la società adulta, determinati a recuperare ed attivare quel gesto, quel passo e quel grido che riconsegni all’umanità la facoltà di rompere a sua volta le catene dell’iniquità.
La mostra del fumetto si aprirà a Udine Martedì 15 gennaio alle ore 18.30 presso l’Osteria da Moroldo (angolo Via Caccia e Via Gorizia), meglio conosciuta con il nome di Cjanton di Cjargno, e si chiuderà il fine settimana successivo.
Alla presentazione parteciperanno gli autori per un breve intervento.
Seguirà l’esibizione del Coro Popolare della Resistenza di Udine ed altri interventi musicali a sorpresa.
L’intera serata sarà accompagnata da proposte gastronomiche tipicamente Carniche innaffiate da buon vino.

DOBBIA 15 FEBBRAIO 2013

Presentazione del fumetto al Circolo Dobbialabel, con Raff BB Lazzara e la musica di Giorgio Pacorig e Clarissa Dirizzotto.
Vendute 4 copie.
Lasciate in conto vendita n.5 copie.
Smontare la mostra Venerdì 1 marzo e portarla a Cormons.
Hasta siempre.
w

TARCENTO, GIOVEDÌ 14 MARZO 2013, ore 18.00, apertura e concerto con ORKO TRIO.
Aperta fino a domenica 17 marzo: chiusura con concerto di ………….e aperitivo alle ore 11.30.

mostra san martino al tagliamento 8.06.2013

Il Grido del Sapo è un viaggio narrativo che Guido Carrara “Quisco” e Raff BB Lazzara iniziano nel 2005 e che si conclude alla fine del 2009.
Nasce nelle polverose ed insalubri strade delle metropoli sudamericane, tra poveri, matti e bambini che giocano a pallone.
E’ lì che si manifesta ed occupa le nostre coscienze assopite quel grido che appartiene agli ultimi; poi scende fino al ventre delle terre sommerse, le terre della deriva dei continenti.
Sì, scende, perché come dice l’oste della Patagonia nel libro “Tre Cavalli” di Erri De Luca, “… il Nord disegna carte false, col suo bel polo in cima, mentre è il fondo del sacco …”.
Rovesciare il mappamondo è cambiare sguardo, sparigliare l’abitudine che il vecchio continente ed il Nord del pianeta si sono dati sentendosi più in alto, sempre sopra rispetto a qualcuno o qualcosa.
Il sangue che sgorga dai continenti del sud scorre a rivoli e ci torna indietro, inzuppando le nostre belle ville a schiera e le nostre cittadine pulite con la strade ben ordinate.
Lo scenario di questa storia è vita vissuta, esperienze reali di questi ultimi anni: nel 2002 nasce un progetto di collaborazione dal basso chiamato Snait in un quartiere povero della periferia di Buenos Aires, una metropoli da 14 milioni di abitanti.
Si tratta di laboratori di arti e mestieri rivolto ai bambini ed ai giovani che vivono situazioni di povertà ed indigenza, di violenza e di emarginazione, per offrire loro visioni altre possibili ed uno spazio reale nel quale interagire. Guido ne è uno dei fondatori ed organizzatori.
Il Grido del Sapo (sapo in lingua spagnola significa rospo) nasce da questi percorsi e da questo vissuto ,ed è denuncia e riflessione sui grandi temi dei diritti dell’infanzia. E’ la voce inascoltata degli ultimi che ancora esistono e resistono ideando strategie di sopravvivenza che vanno al di là di qualsiasi nostra immaginazione.
E’, infine, un grido di protesta sul cruciale tema delle regole che marcano il nostro tempo, che ci mostrano la contrapposizione tra il Capitalismo e la Decrescita, ignorando una volta ancora la pratica del corretto uso delle risorse collettive.
Il Potere Economico (Impero/Capitalismo) insiste nella direzione degli investimenti nell’industria bellica e nella massimazione del profitto.
Allo stesso tempo fa propaganda di modelli agroalimentari biologici e naturalisti proibitivi per le grandi masse che abitano le affollatissime metropoli del sud del mondo, trasformando progetti sociali di interesse collettivo (alimentazione, sanità, educazione) in fenomeni radical-chic per niente estendibili alla collettività nel suo complesso. Insomma, pochi si alimentano bene, si curano bene, studiano bene, ed il resto si nutre degli scarti.
I bambini protagonisti del Grido del Sapo, tutti orfani e relegati ad una esistenza da schiavi, si ribellano, rompono le catene dell’oppressione e rifiutano ogni contatto con la società adulta, determinati a recuperare ed attivare quel gesto, quel passo e quel grido che riconsegni all’umanità la facoltà di rompere a sua volta le catene dell’iniquità.

La mostra aprirà il Sabato 8 Giugno e resterà aperta fino al Sabato 29 Giugno 2013.
In occasione dell’inaugurazione si terrà una performance di poesia e musica del collettivo poetico “TRASTOLONS”.

Scolte la Radio

Guido “Quisco” Carrara, Raff BB Lazzara
IL GRIDO DEL SAPO
fumetto, Edizioni Bande Tzingare, 2009

“Il Grido del Sapo” al conte une storie ambientade intun puest imagjinât e futuribil de Americhe dal Sud, tra profitadôrs cence pietât, militârs, adults subumans e sglonfs («los sapos», lis ‘savis, dal titul) e fruts resistents e un pôc benandants. Une conte visionarie, un cjant di libertât.

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