DOVE MUORE LA PACE …

Ci svegliammo sulle montagne
Sulle scanalature della pietra del tiempo
Soffiava una brezza incantatrice
E navigavano le nostre speranze
Verso il remolino dove vita e morte
Si baciano il sesso umido e palpitante
Di un amore antico che ci rapì

Affondammo le mani nella terra
Come vermi, le dita affamate di fertilità,
Presero a germogliare e a dare note al nostro fiato
Alle tese corde di un contrabbasso regalarono carezze
E palpiti gonfi di bellezza accecante
Affinché potessimo continuare il viaggio
Facendo rotta verso le comuni valli dell’utopia

La paura ci congelò i pensieri, ma non i cuori
Quando le milizie sputarono sui nostri figli
Fuoco di polvere rubata alle viscere
Fuoco indomabile per tanta ignoranza
Commerciando la loro subdola democrazia
Issando bandiere sporche di sangue e fumo
Alle quali avrebbero appeso anche le loro madri

Arrivammo alle estese pianure con le pale in spalla
Bonificando le terre che qualche dio generoso
Aveva dimenticato nell’affanno della propria magnificenza
E noi, assorti nella fede della giustizia
Sentimmo gli ignobili schiaffi alla nostra dignità
Quando l’uomo vestito di verde, di nero, di grigio
Volle rubare le nostre mani callose per il proprio regno

Ma le paludi nascosero la rabbia dei nostri cuori
Esaltarono moltitudini resistenti tra il sussurro dei canneti
E le guerre altrui non ebbero più pace
Perché dagli innocui fossati dei nostri boschi
Germogliò l’imparabile volontà del morire cantando
Del fiorire lottando contro l’arroganza fascista
Per la libertà di donne e uomini oppressi

Ci addormentammo su giacigli di paglia e pidocchi
Felici della coltre di sonno che la fatica del giorno
Ci regalava e ci sorprendeva nella nostra unità
Nella nostra speranza viva che domani cambierà
Come tutto cambia, fiorisce e muore
Solo l’imperialismo capitalista sembra ignorare
L’altrettanto infame gesto della schiavitù

Giungemmo finalmente alla spiaggia tanto sognata
Abbracciati abbracciando le brezze di tutto il mondo
Liberi di assorbire il tumultuoso moto del mare
Di cui la pace non potrà mai impossessarsi
Perché le correnti che animano la poesia del mondo
Agitano le nostre coscienze pigre ed assopite
E quando raggiungono la sognata costa utopica …
… Esplodono con fragore ed immensa voglia di festa

Villa Giardino, 15 aprile 2011

guido carrara

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